“Piccoli giornalisti crescono”: l’articolo selezionato, per il mese di dicembre, è della III B dell’I.C. “Santa Chiara – Pascoli – Altamura”. I nostri studenti hanno risposto con entusiasmo ad una nuova sfida, quella lanciata dalla redazione del giornale scolastico “il SottoSopra” dell’I.T.E. “B. Pascal”. Il concorso, alla sua prima edizione, è organizzato in collaborazione con “Foggia Città Aperta” e si rivolge a studenti delle classi terze della scuola secondaria della città di Foggia e provincia, proponendosi come obiettivo quello di avvicinare i giovani al giornalismo per favorire la formazione e lo sviluppo delle coscienze. Il tema su cui le giovani penne si sono misurate è stato quello dell’Amicizia, intesa come accoglienza e accettazione dell’altro, come valore aggiunto all’ esistenza di ognuno e sentimento imprescindibile della natura umana, tanto da essere alla base delle costituzioni degli Stati moderni come Fratellanza. I riferimenti spaziano dal mondo classico della cultura latina e greca alla letteratura e alla storia contemporanea, in una rete fitta e coerente che chiama in causa anche il web. Ad essere oggetto dell’esame attento della giuria – composta da studenti, docenti e giornalisti – anche l’immagine (riprodotta nella foto), realizzata dagli stessi studenti, che accompagna l’articolo e a cui rimanda lo stesso titolo. La premiazione avverrà nei prossimi giorni, nella presidenza dell’I.T.E. “B. Pascal”, dove gli studenti Barbara Cognetti, Giosuè Forchignone, Vittorio Imperiale, Francesco Morese, Francesco Paolo Viggiano, Rongjie Wu sono invitati a presentarsi.
Si riporta di seguito l’articolo scritto dagli studenti, già presente sulle pagine di “Foggia Città Aperta” (http://www.foggiacittaaperta.it/…/scuole-foggia-concorso-pi…) e de “il SottoSopra” (http://www.ilsottosopra.info/…/lukosfilia-la-crasi-dellami…/).
Lukosfilìa: la crasi dell’amicizia
“Quid dulcius quam habere, quicum omnia audeas sic loqui ut tecum?”, così scriveva già nel 44 a. C. l’oratore latino Cicerone nel Laeluis de amicitia. Pare che, a distanza di secoli, si possa essere ancora d’accordo con lui se, nel delineare un identikit di un amico, si pensa ad una persona con cui confidarsi liberamente, a cui affidare ogni cosa, sicuri che custodirà le nostre confidenze più intime e i nostri segreti, senza mai giudicarci. Questo rapporto deve essere basato sulla sincerità, sulla fiducia e sul rispetto reciproco, da coltivare nel tempo. L’amico è un porto sicuro, dove potersi ancorare nei momenti più bui e trovare conforto e protezione come nel grembo materno. In che modo costruire questo legame lo spiega la Volpe al Piccolo Principe nel celebre racconto di Antoine de Saint-Exupéry, quando decide di farsi “addomesticare” siglando un rapporto di unicità reciproca. Eureka: chi trova un amico trova un tesoro!
Ma è così naturale trovare un amico? Sui social sembrerebbe proprio di sì, anche se quello stesso click viene usato indifferentemente per “accettare” o “eliminare” gli amici virtuali: Bauman la definisce “amicizia liquida”. E anche Hobbes avrebbe qualche dubbio sulla genesi del sentimento, se la nostra interpretazione del suo “Homo homini lupus” è corretta. I recenti fatti di cronaca ne danno conto: i diffusi attacchi terroristici sono il segnale evidente di chiusura e rifiuto nei confronti dell’altro, inteso come diverso. L’accoglienza, in una società multietnica come la nostra, va disciplinata e regolamentata. Eppure, nella società filantropica del Settecento, il desiderio di guardare all’altro come ad un fratello è stato talmente urgente da essere sancito con il sangue della Rivoluzione francese, che segna una tappa fondamentale nella nostra Storia e pone i suoi ideali (liberté, fraternité, egalité) alla base delle costituzioni degli Stati moderni.
